Storie di difficoltà economica risolte con le procedure da sovraindebitamento: prima parte

La presa di coscienza del grave problema del sovraindebitamento parte anche dall’ascolto delle storie di chi incolpevolmente si è trovato ad affrontare situazioni di dissesto economico.

 

La diffusione del fenomeno del sovraindebitamento di consumatori, famiglie, piccoli imprenditori, ecc., può essere ricondotta a varie cause tra cui l’aumento dell’utilizzo del credito al consumo, ma anche a finanziamenti contratti con banche o altri enti per l’acquisto di beni durevoli:

  • la perdita del lavoro
  • l’insorgere di una malattia
  • il gioco
  • la separazione dei coniugi

sono causa di riduzione del reddito e, generando una situazione finanziaria e psicologica imprevista, possono condurre in una situazione di sovraindebitamento.

 

La prima storia che raccontiamo riguarda un uomo separato dal 2012 che ha iniziato a contrarre debiti già durante il matrimonio, allorquando era dipendente di una società di trasporti: i debiti erano stati contratti soprattutto verso banche e società finanziarie per l’acquisto di diversi beni.

A seguito della separazione, lasciava la casa coniugale e reperiva altra sistemazione abitativa versando un canone di locazione di 400 euro al mese.

Trovandosi in estrema difficoltà economica, a Ottobre 2013 si rivolgeva ad un istituto di credito ottenendo un finanziamento di 6.800 euro.

Nel 2014, subiva un infortunio sul lavoro che lo costringeva a parecchi mesi di malattia: successivamente veniva dichiarato inabile al lavoro, con perdita del posto per superamento del periodo di comporto.

Nel 2016 veniva assunto con contratto part time da altra azienda, percependo uno stipendio mensile di 900 Euro.

Il peggioramento delle condizioni economiche dovuto all’incolpevole perdita del lavoro, lo conduceva inevitabilmente in una situazione di sovraindebitamento, non riuscendo più a far fronte a tutti gli impegni contratti.

Decideva così di attivare una delle procedure previste dalla L. 3/2012 per comporre la crisi debitoria, formulando in particolare una proposta di Piano del consumatore.

I suoi debiti complessivi ammontavano a euro 41.098,63=.

La proposta di Piano prevedeva la falcidia di oltre il 70% del debito con il pagamento della somma di euro 15.000.

Tale importo sarebbe stato pagato in 60 rate mensili da euro 250 cadauna, una somma sostenibile tenuto conto dell’ammontare dello stipendio e delle spese necessarie per il proprio sostentamento.

Il giudice, appurato che non vi fossero elementi per ritenere che il debitore-consumatore avesse colposamente determinato il proprio sovraindebitamento, anche per mezzo del ricorso al credito non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali, omologava la proposta disponendo che il debitore provvedesse ad adempierlo tempi e nei modi indicati.

Il debitore è così stato ricondotto ad una vita sopportabile e tranquilla, riuscendo finalmente a sostenere l’impegno economico mensile a suo carico.

 

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